Nicaragua: la persecuzione della Chiesa cattolica sotto il regime di Ortega

Un attacco sistematico alla libertà religiosa

Esiste ancora nel mondo una nazione dove la politica del capo di stato consiste nello smantellare la cultura religiosa del suo stesso popolo? Accadde nel XX secolo con la presidenza Calles in Messico, ma ad oggi non si sbaglia nell’affermare l’esistenza di un Calles 2.0 . Tale presidenza la si ritrova in Nicaragua.

Negli ultimi anni, il governo del Nicaragua, guidato dal presidente Daniel Ortega e dalla vicepresidente Rosario Murillo, ha intensificato la sua repressione contro la Chiesa cattolica. Il regime sandinista ha adottato una politica di intimidazione, arresti arbitrari, confisca di beni ecclesiastici ed espulsione di sacerdoti e religiosi, con l’obiettivo di soffocare qualsiasi voce critica.

presidente Daniel Ortega

Questo attacco alla libertà religiosa non è un fenomeno isolato, ma rientra in una strategia più ampia di repressione contro chiunque osi opporsi al regime. La comunità internazionale ha espresso crescente preoccupazione a riguardo, ma il governo nicaraguense continua a ignorare le denunce di violazioni dei diritti umani.

Il conflitto tra Chiesa e governo

Da dove scaturisce, tuttavia, una tale repressione stile stalinista nei confronti del Cattolicesimo?

La Chiesa cattolica in Nicaragua ha svolto un ruolo chiave nella mediazione della crisi politica scoppiata nel 2018, quando massicce proteste antigovernative sono state brutalmente represse dalla polizia e dai gruppi paramilitari fedeli a Ortega. I vescovi e i sacerdoti hanno aperto le porte delle chiese per offrire rifugio ai manifestanti, denunciando le violenze e chiedendo il ripristino della democrazia.

Questa posizione ha scatenato la furia del governo, che ha iniziato a etichettare la Chiesa come “golpista” e “terrorista”, accusandola di sostenere un presunto complotto per rovesciare il presidente. Da allora, la repressione si è intensificata, prendendo di mira vescovi, sacerdoti, religiosi e laici impegnati nella pastorale sociale.

Uno dei casi più emblematici della persecuzione è quello del vescovo di Matagalpa, Monsignor Rolando Álvarez. Nel 2022, il presule è stato arrestato con accuse di “cospirazione” e “diffusione di notizie false”. Dopo mesi di isolamento, nel febbraio 2023 è stato condannato a 26 anni di carcere e privato della cittadinanza nicaraguense.

Álvarez aveva denunciato apertamente le violazioni dei diritti umani in Nicaragua e si era rifiutato di lasciare il Paese quando il governo ha espulso 222 prigionieri politici negli Stati Uniti. Per questa sua resistenza, è stato rinchiuso nella famigerata prigione di La Modelo, nota per le condizioni disumane e le torture inflitte ai detenuti politici.

Ma Álvarez non è l’unico ecclesiastico ad aver subito la repressione. Decine di sacerdoti sono stati arrestati, costretti all’esilio o posti sotto sorveglianza. Nel dicembre 2023, il governo ha espulso 18 sacerdoti, inviandoli a Roma dopo mesi di detenzione arbitraria. Altri sono stati costretti a fuggire in Costa Rica o in altri paesi per evitare la persecuzione.

Oltre alla repressione diretta contro il clero, il regime ha avviato una campagna di espropriazione dei beni della Chiesa cattolica. Nel maggio 2023, il governo ha confiscato l’Università Centroamericana (UCA), un’importante istituzione educativa gestita dai gesuiti, accusandola di essere un “centro di terrorismo”.

Tale decisione ha suscitato indignazione a livello internazionale, tuttavia il regime ha ignorato le critiche e gli attacchi mossi anche dall’ONU ed’è andato avanti seguendo la linea politica tracciata dal presidente.

Anche scuole, ospedali e centri di carità legati alla Chiesa sono stati chiusi o sequestrati. Il governo ha ordinato la chiusura di Caritas Nicaragua e ha bloccato gli aiuti umanitari destinati ai più poveri, aumentando così la già elevata crisi sociale nel paese e aumentando il tasso di povertà.

Inoltre, processioni religiose e festività cattoliche sono state vietate o fortemente limitate, anche con l’intervento della polizia che spesso ha impedito lo svolgimento di celebrazioni pubbliche.

Espulsioni e ritorsioni contro la comunità religiosa sono state successivamente all’ordine del giorno per le piccole e medie rappresentanze del clero.

È poi aumentata l’espulsione di religiosi stranieri. Nel 2022, il governo ha espulso le Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, con l’accusa di “violazioni amministrative”. Le suore, che si occupavano di orfani e malati, sono state costrette a lasciare il Paese in circostanze umilianti.

Anche altri ordini religiosi hanno subito espulsioni o restrizioni, e molti sacerdoti stranieri sono stati dichiarati “persona non grata” e rimandati nei loro Paesi d’origine.

Silenzio e resistenza della Chiesa nicaraguense

Nonostante la brutale repressione, la Chiesa cattolica in Nicaragua continua a resistere. Sebbene molti vescovi e sacerdoti siano costretti al silenzio per timore di ritorsioni, alcuni continuano a denunciare la situazione attraverso omelie e dichiarazioni pubbliche.

Papa Francesco ha più volte condannato la persecuzione in Nicaragua, definendo il governo Ortega-Murillo una “dittatura volgare” e paragonando la repressione del regime a quella delle peggiori dittature del XX secolo. Tuttavia, il governo nicaraguense ha risposto con insulti e rottura diplomatica con il Vaticano.

Reazioni internazionali e futuro incerto

La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per la situazione in Nicaragua. Organizzazioni come l’ONU, l’Unione Europea e la Commissione Interamericana per i Diritti Umani hanno denunciato le violazioni della libertà religiosa e dei diritti umani. Gli Stati Uniti e altri Paesi hanno imposto sanzioni contro funzionari del regime, ma finora queste misure non hanno fermato la repressione.

Il futuro della Chiesa cattolica in Nicaragua rimane, pertanto, incerto. Mentre il governo di Ortega sembra determinato a eliminare qualsiasi forma di opposizione, la Chiesa continua a rappresentare un punto di riferimento per molti cittadini. La resistenza silenziosa di sacerdoti e fedeli potrebbe giocare un ruolo chiave nel futuro politico del Paese.

Nel frattempo, il mondo osserva con crescente preoccupazione. Il silenzio e l’inazione della comunità internazionale rischiano di condannare il Nicaragua a un’ulteriore deriva autoritaria, mentre la Chiesa cattolica continua a pagare il prezzo della sua fedeltà ai valori evangelici di giustizia e libertà.

Finirà mai tale persecuzione, o dovremmo assistere alla nascita dei nuovi “Cristeros”; nuovi guerriglieri cristiani che come il vecchio movimento messicano si opposero con le armi, per via della stessa politica, al presidente messicano Calles nel XX secolo?

A cura di Tommaso Bernardini

Fonti:

NICARAGUA, repressione. Gli agenti di Ortega arrestano un sacerdote cattolico | insidertrend.it

Papa Francisco rompe el silencio sobre la persecución a la Iglesia en Nicaragua

Dictadura de Nicaragua vigila a sacerdotes, revisa sus celulares y les exige informes semanales | ACI Prensa

Lascia un commento

Ciao,

Sono Tommaso,

Benvenuti alla Ruota Dentata; nuovo giornale digitale su Internet dedicato al racconto di qualunque evento accada nel mondo e in Italia. Qui, non ci limiteremo solo a raccontare, ma analizzeremo anche i risvolti futuri che tale evento porterà nella sua trama finale. A chiunque interessi farne parte, estendo l’invito a unirmi a me in questo viaggio di creatività, fantasia, e tutto ciò che è fatto a mano con un tocco d’amore. Diamoci da fare!

Connettiamoci!